LO ABBIAMO DETTO DALL’INIZIO DI QUESTA VICENDA, E ORA, CONTE, SPERANZA, FONTANA, GALLERA ED ALTRI 19 INDAGATI PER LA STRAGE DA COVID

Tratto dalla https://www.lapekoranera.it/2023/03/02/conte-speranza-fontana-gallera-ed-altri-19-indagati-per-la-strage-da-covid/

L’inchiesta che vede indagati Conte, Speranza, Fontana, Gallera ed altri dirigenti e politici di calibro nazionale sta destando scetticismo nella popolazione lombarda e nazionale. Motivo? In troppi reputano sia “atto dovuto”, e che poi si chiuda con un tutti assolti perché il reato non sussiste. In pratica la gente teme si tratti d’una trovata per conclamare la loro innocenza, ed eventualmente il “buon operato”, attraverso lo strumento d’un atto della magistratura. Di fatto la popolazione non si fida più del potere, dei magistrati e della politica sempre agli ordini di organismi internazionali. E perché una eventuale condanna porrebbe poi sul banco degli imputati d’una corte internazionale anche l’OMS (Organizzazione, Mondiale della Sanità), i vertici del ministero della Sanità, l’Aifa, l’Onu, i poteri europei, le multinazionali (per esempio Bill Gates e la sua spinta a digitalizzare)… insomma sarebbe l’inizio d’una valanga di responsabilità. Di fatto l’ordine di spaventare la popolazione c’è stato, e l’esempio sta tutto nel lugubre sfilare di bare su camion militari.
In tutto gli indagati sono diciannove per diversi reati tra cui la mancata zona rossa in Val Seriana: e questa è già una accusa che permette molte scappatoie agli indagati.
Comunque la procura di Bergamo ha chiuso l’indagine sul Covid. Tra i diciannove indagati anche l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore lombardo Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare, Giulio Gallera. La Guardia di finanza ha avviato le notifiche per diversi reati: epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. Per l’ex premier Conte e l’ex ministro Speranza si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Quando un ministro è indagato, la materia è infatti disciplinata direttamente dall’articolo 96 della Costituzione e competente a giudicare in tema è il tribunale dei ministri.
Le famiglie vittime più speranzose dicono “da oggi si riscrive la storia di una strage”: ma in tanti fanno notare loro che nessuno ridarà più la vita ai loro cari, soprattutto nessun giudice mette sotto torchio tanti poteri, e nel complotto disumano ci sarebbe anche il coinvolgimento di vertici militari.
Tra gli indagati anche alcuni dirigenti chiave del ministero della Salute, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo e l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli.
Dopo tre anni e una pandemia che nella primavera del 2020 ha riempito più di 3mila bare in provincia di Bergamo, la procura guidata da Antonio Chiappani tira le fila dell’inchiesta. Tre, in sostanza, i filoni dell’indagine: la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata zona rossa in Val Seriana e l’assenza di piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia, lanciato dall’Oms.
Tra fine febbraio e l’aprile 2020, nella bergamasca l’eccesso di mortalità fu di 6.200 persone rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti, tanto che nella relazione per l’apertura dell’anno giudiziario il procuratore Chiappani disse che l’inchiesta aveva “accertato gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie, nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia”.
Da quanto trapela, le notifiche vengono notificate ora e alcuni degli indagati, che sentiti dalle agenzie di stampa dicono di non aver ricevuto ancora nessun atto dalla procura di Bergamo: la diffusione del Covid fu sottovalutata (secondo la procura) nonostante i dati a disposizione indicassero che la situazione a Bergamo stava precipitando, in particolare in Val Seriana. La mancata chiusura è uno dei fronti principali dell’inchiesta della procura di Bergamo per epidemia colposa.

IL PROCURATORE

Le indagini, condotte dalla Guardia di finanza, “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il ministero della Salute, l’Istituto superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l’ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti” si legge nella nota del procuratore capo Antonio Chiappani. La procura di Bergamo ha chiuso le indagini nei confronti di 17 persone, mentre per le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Un’attività – nei confronti dei 19 indagati – che “è stata oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, sussistenza del nesso causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità, ha consentito innanzitutto di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020” conclude il procuratore. Ma la gente reputa siano solo atti dovuti, e che poi servano per acclarare per via giudiziaria che è sempre giusto chiudere, censire, vaccinare. Di fatto gli omicidi con la scusa del Covid sono stati compiuti negli ospedali, ma è difficile ammetterlo.

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