Quando L’Italia dimostrò di essere una nazione sovrana.


Quando Italia per un attimo fu un paese Sovrano

È l’ottobre del 1985. Nelle radio Zucchero parla di “Donne”, De Gregori canta “La storia siamo noi”, Cocciante e Mina dicono che è una “Questione di feeling”. In televisione ci sono McGyver e l’A-team. Il presidente della Repubblica è Cossiga, Craxi è il presidente del Consiglio, Spadolini ministro della Difesa e Andreotti degli Esteri. Nelle cartelle dei bambini ci sono girelle Motta e tortine di mele del Mulino Bianco, mentre nelle tasche dei genitori ci sono un sacco di soldi: lo stipendio medio è di 1.200.000 lire, abbastanza da permettere al 46% di loro di andare in vacanza. Sono gli anni d’oro delle agenzie di viaggi. Alcuni italiani, per sfuggire ai primi freddi, vanno in crociera. Altri, su quelle navi, ci lavorano. Il comandante Gerardo De Rosa ha 46 anni. Ironicamente soprannominato da sua moglie “Tristone” per il suo carattere estroverso, è nato a Napoli. Partito come mozzo a diciotto anni, ora governa una nave tutta sua. Alle 13.00 è in acque egiziane. A bordo ci sono 320 persone di equipaggio e 107 passeggeri; gli altri 670 sono sbarcati al Cairo per fare qualche foto alle piramidi. Risaliranno a bordo in serata, quando faranno rotta per il porto di Ashdod, in Israele. Rosa Nuzzo ha 24 anni ed è ufficiale di bordo. Richiamata dalle grida, corre in coperta. La prima cosa che ricorda è il lenzuolo coperto di sangue, poi la faccia stravolta del marinaio Pasquale Ligella che si tiene la gamba. Il comandante De Rosa è sul ponte inferiore a pranzo, quando si accorge che la nave è diventata troppo silenziosa. Dall’altoparlante il secondo gli chiede di salire subito in plancia. Quando De Rosa apre la porta, prima vede la faccia pallida del secondo. Poi l’uomo alle sue spalle.

Il telefono della Farnesina squilla alle 17.

Gerardo De Rosa

Lunedì 7 ottobre, ore 18.00
Quinto piano della Farnesina, Roma
Andreotti, a capo dell’unità di crisi, cerca di trovare riscontro a quella notizia confusa. Non ci sono cellulari, le persone devono essere vicine a un telefono fisso e passare la comunicazione fisicamente da uno all’altro. Alle 18 riesce ad avere la conferma dal governo egiziano: oltre cento persone, a bordo di una nave, la Achille Lauro, sono tenute in ostaggio. Non si sa da chi, da quanti o perché, ma sono stati sentiti colpi di mitragliatore. Spadolini viene fatto rientrare di corsa da Milano. La notizia viene resa pubblica da un giovanissimo Enrico Mentana al TG delle 20. Subito dopo, nel mondo si scatena un putiferio: a bordo ci sono passeggeri inglesi, americani, italiani, tedeschi. La nave è italiana ma è in acque egiziane. Chi deve occuparsene?

Ore 21.00
Il governo egiziano riesce a mettersi in comunicazione con la nave. Riferisce all’Italia che a bordo ci sarebbero “da quattro a sei dirottatori, armati di mitra e bombe a mano”. Chiedono la liberazione di 50 loro compagni palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Andreotti telefona ad Arafat, lui replica che non c’entra niente. Quasi subito dopo, l’OLP rilascia un comunicato ufficiale: anche loro sono estranei. Ma allora chi sono? Viene contattata la capitaneria di porto italiana per avere i nomi di tutti i passeggeri imbarcati. Sono oltre 600. Spadolini riunisce i vertici delle Forze Armate e l’ammiraglio Fulvio Martini, capo dei servizi segreti militari (SISMI). Devono trovare un piano d’attacco in caso la diplomazia fallisca.

Yasser Arafat e Giulo Andreotti

L’operazione Margherita
Logisticamente è un incubo. I militari devono arrivare a bordo di una nave in acque egiziane, in movimento, di notte e senza coordinate precise. Il capo incursore del Comsubin, Antonio Brustenga, fa alzare in volo due ricognitori Breguet-Atlantic dalla Sicilia per trovarla, mentre lui e i vertici studiano le carte nautiche e le planimetrie della nave più simile all’Achille Lauro, dato che le originali non salteranno mai fuori. L’Aeronautica trova la nave: procede a 20 nodi in acque egiziane, diretta verso la Siria.


Gli incursori decidono che un abbordaggio via mare è impossibile: l’Achille Lauro naviga al doppio della velocità che i mezzi militari possono raggiungere. La sola alternativa è calarsi dagli elicotteri, trasformandosi in bersagli mobili. A Varignano, il quartier generale, atterrano tre Sea King con gli incursori del COMSUBIN già equipaggiati. Brustenga decide di guadagnare tempo; contatta la fregata Vittorio Veneto, in acque egiziane, e ordina a tutti gli incursori di riunirsi lì. Il 9° reggimento Col Moschin parte da Pisa con un volo presidenziale e atterra a Cipro, dove si riunisce con i Delta Force americani. Salgono su un elicottero che li porta a bordo sulla fregata. Ci arrivano poco dopo mezzanotte.

Giovanni Spadolini e Giulio Andreotti

Ore 3.00
Craxi, Andreotti e Spadolini si riuniscono a palazzo Chigi, dove vengono raggiunti da Maxwell Rabb, ambasciatore degli Stati Uniti. Arafat informa Craxi di avere inviato due emissari per affiancare il governo egiziano nella trattativa coi dirottatori. Uno dei due è Muhammad Zaydan, conosciuto col nome di battaglia Abu Abbas. È il leader dell’FLP (Fronte per la liberazione della Palestina), una fazione dissidente dell’OLP. L’intelligence italiana riesce ad avere più dati: i dirottatori erano cinque, di cui uno minorenne. Si erano imbarcati a Genova sotto falso nome, uno è sceso ad Alessandria e non è più risalito. Quando però la nave entra in acque siriane, tutto il lavoro di Andreotti si rivela inutile: ora non è più competenza dell’Egitto, ma della Siria. E Assad è in viaggio diplomatico.

Giulio Andreotti e Bettino Craxi

Tartus, Siria, ore 11.00
I dirottatori chiedono che la trattativa per gli ostaggi sia condotta dalla Croce Rossa internazionale e dagli ambasciatori di Germania federale, Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna. In caso contrario, faranno esplodere la nave. Andreotti riesce a trovare Assad in Cecoslovacchia. Quest’ultimo vorrebbe starne fuori ma, a livello di favore personale, acconsente che l’Achille Lauro attracchi in porto, a condizione che Italia e Stati Uniti aprano un dialogo e non compiano azioni di forza. Lascia un’ora di tempo per decidere. Craxi tenta disperatamente di convincere Rabb, ma lui rifiuta: gli USA non trattano coi terroristi. La negoziazione fallisce e Damasco nega il permesso di attracco. A questa notizia i dirottatori reagiscono molto male.

Achille Lauro, acque territoriali siriane, ore 14
I passeggeri sono radunati in sala da pranzo. Sul muro sono ammassate taniche di benzina e materiale infiammabile. I dirottatori chiedono di vedere i loro passaporti e li separano per nazionalità. Tra loro vengono riconosciuti degli americani, tra cui un certo Leon Klinghoffer. Un vecchietto in sedia a rotelle di 79 anni, in crociera per festeggiare il suo anniversario di matrimonio. Poi delle ballerine inglesi, i tedeschi e qualche ebreo.

Leon Klinghoffer

I terroristi portano Klinghoffer sul ponte, gli sparano un colpo al petto e uno in fronte, lasciandolo penzolare dalla balaustra. Il sangue “crea una bava rossa che arriva fino alla linea di galleggiamento”, ricorderà il comandante De Rosa. Ordinano al parrucchiere di bordo e a un marinaio di buttare il cadavere in mare. I due uomini, poi, saranno visti abbracciati, mentre a vicenda si consolano.

Ronald Regan e Giulio Andreotti

Ucciso Klinghoffer, i dirottatori raggiungono De Rosa e gli dicono, porgendogli il passaporto del defunto, che se non si apre una trattativa entro un’ora inizieranno a giustiziare un passeggero ogni tre minuti. Butta molto male, ma Abu Abbas è atterrato al Cairo: riesce a contattarli tramite un ponte radio e li dissuade. Un radioamatore intercetta la comunicazione e riferisce che i quattro chiamano Abbas “comandante”. Abbas ordina loro di tornare in Egitto. Loro eseguono.

Mercoledì 9 ottobre
Roma, ore 2.00
Rabb informa Craxi in privato che dagli Stati Uniti sono pronti ad attaccare la nave coi Navy SEALs. È vero, ma Craxi lo sa già. Gli incursori del Col Moschin hanno visto i Delta force a Cipro, mentre si preparavano per attaccare.


Porto Said, Egitto, ore 9.00
Abu Abbas ordina ai dirottatori di trattare bene i passeggeri, di chiedere scusa all’equipaggio e di arrendersi in cambio di un salvacondotto, che richiede alla Farnesina quasi contemporaneamente. Gli americani dicono di no, gli italiani di sì “a patto non sia stato ucciso nessuno”. De Rosa, che è molto furbo, mente: «Qui è il comandante,» dice, «vi parlo dal mio ufficio. Io e il mio equipaggio stiamo tutti bene.»

Non è chiaro se Craxi sapesse già di Klinghoffer o no. Paolo Guzzanti, giornalista de La Repubblica, riporta che l’ambasciatore Minguolo confessò con aria compiaciuta “avimm’ fatt’ l’inghipp’. Cornelio Brandini, ex assistente di Craxi, dice il contrario. Sia come sia, alle 15.30 un rimorchiatore egiziano raggiunge l’Achille Lauro, preleva i dirottatori e libera la nave.

Ronald Regan e Bettino Craxi

Cairo, ore 12.00
Mubarak, in conferenza stampa, dichiara che i quattro dirottatori hanno lasciato l’Egitto e che lui, quando li ha accolti, del morto non sapeva niente. Mente. La CIA controlla il suo telefono: Mubarak sapeva di Klinghoffer, e i dirottatori non sono affatto partiti; sono in una base egiziana a 30 km dal Cairo, pronti a partire su un Boeing 737 Egyptair per Tunisi assieme ad Abu Abbas. Quando il 737 decolla, dalla portaerei USS Saratoga si alzano in volo due F-14 Tomcat che lo intercettano a 80 miglia a sud di Creta.

Mubarak e Ronald Regan

10 ottobre
Al Masa, Egitto, ore 21.15
Dietro pressione americana, il governo tunisino nega il permesso di atterraggio ai dirottatori. Il Boeing fa rotta su Atene e anche qui trova le porte chiuse. Contemporaneamente, Ronald Reagan manda un messaggio ai terroristi in TV, la celebre frase “You can run, but you can’t hide”. Resta una sola base a disposizione: Sigonella. Lì c’è un intero settore sotto la giurisdizione degli USA e presieduto dai Marines. Se atterra lì, è come se atterrasse negli Stati Uniti.

Mar Mediterraneo, ore 22
Entra in scena Michael Ledeen. Su quest’uomo, oggi legato alle storie più strane e importanti accadute negli ultimi cinquant’anni, si potrebbero scrivere dei libri. Ai tempi è consigliere della Casa Bianca e collaboratore del SISMI. Forse. Insomma, è un personaggio assai controverso. A Craxi non è mai piaciuto, tanto che quando Ledeen gli telefona, lui finge di non essere reperibile. Non vuole legittimarlo a parlare come portavoce del governo degli Stati Uniti. Perché dovrebbe farlo lui, dato che c’è l’ambasciatore Rabb? Non si può parlare di questioni delicate con uomini di dubbio ruolo, c’è il rischio le autorità ufficiali, poi, neghino. E in effetti qualcosa di strano c’è. Ledeen minaccia l’assistente di Craxi finché lui, terrorizzato, passa la telefonata. A quel punto Ledeen spiega che il 737 con i dirottatori atterrerà a Sigonella.
«E perché proprio Sigonella?», domanda Craxi.
«Per il vostro clima perfetto, il vostro cibo delizioso e la vostra cultura millenaria», risponde Ledeen.
Craxi telefona a Sigonella e ordina che l’aereo venga protetto con le armi.

Michael Leeden

Venerdì 11 ottobre 1985
Base di Sigonella, ore 00.05
Quando il 737 atterra, scortato dai caccia USA, c’è una novità: volando in formazione, i Tomcat hanno coperto la traccia radar di un Lockheed C-141 Starlifter con a bordo 60 Navy SEAL e un North American T-39 Sabreliner, con a bordo il generale Steiner, capo degli incursori americani. Atterrano senza autorizzazione. Dalla torre di controllo il generale Ercolano Annichiarico li vede e manda due blindati davanti e dietro il 737, affinché lo guidino nella zona della base a giurisdizione italiana. Il piano degli americani crolla. I VAM e i carabinieri si dispongono in cerchio attorno al 737, armi in pugno. Dal C-141 escono i SEALs che invadono la nostra parte di base, circondano i carabinieri e gli puntano i fucili contro. Il generale Annichiarico vede la scena e chiama i rinforzi. Arrivano due battaglioni di carabinieri che circondano gli americani.


Le implicazioni di qualsiasi azione sarebbero impensabili. Il solo modo che avrebbero i Delta di prendere gli ostaggi è di sparare ai VAM e ai carabinieri davanti a loro, che risponderebbero al fuoco come i carabinieri dietro di loro. Il risultato sarebbe lo sterminio dei Delta, con conseguente spostamento dell’asse politico e strategico mondiale. L’Italia passerebbe giocoforza dalla parte dei dirottatori e annullerebbe ogni accordo con gli americani che da noi hanno basi militari (tra cui Aviano, al tempo contenente testate nucleari). Senza l’Italia, gli USA perderebbero il Mediterraneo e la possibilità di avere un fronte contro la Russia.

Insomma: se sparano, cambia il mondo.

Bettino Craxi e Giulio Andreotti

Questo vale sia a livello militare che legale, dato che è presente il sostituto procuratore di Siracusa, Roberto Pennisi. Reagan, a Washington, è furibondo. Telefona a Bettino Craxi, e chiede a Ledeen di fare da interprete. Domanda che dirottatori e mediatori vengano messi in galera. Craxi chiede invece di incarcerare i dirottatori, ma di tenere i mediatori sotto sorveglianza. Reagan acconsente, ma Ledeen sceglie di scavalcare il presidente degli Stati Uniti e tradurre le sue parole in modo sbagliato: vuole tutti in galera. Craxi, di Ledeen, non ha mai avuto stima. Dice al suo collaboratore che se Ledeen si può permettere di distorcere le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti, c’è per forza qualcosa che non va, così decide di disobbedire. Quando gli incursori americani si ritirano, i dirottatori vengono presi dai carabinieri, mentre Abbas rimane sull’aereo e domanda di ripartire. Non va bene. Mubarak, in Egitto, blocca l’Achille Lauro e trattiene tutti i passeggeri, dicendo che non usciranno dal porto finché Abbas non sarà decollato da Sigonella. Non è l’unico problema: gli americani si sono ritirati, ma non mollano l’osso e vogliono impedire che il 737 si alzi in volo. Craxi manda a Sigonella Badini, il suo uomo più fidato, e il capo del SISMI.

Sigonella, ore 16.30
Da Roma, Craxi dà ordine di far decollare il 737 e di farlo atterrare a Ciampino. Appena in volo, dalla USS Saratoga decollano due F-14 per dirottare il 737 su basi più sicure, ma scoprono che oltre al 737 ci sono quattro F-104 Starfighter della nostra aeronautica militare. I piloti si insultano e minacciano via radio, ma nessuno fa nulla. Abu Abbas e il suo amico atterrano incolumi all’aeroporto di Ciampino venerdì 11 ottobre, alle 23.10. Dagli USA parte una richiesta di arresto ed estradizione, ma Roma la nega. Bisogna trovare un modo per far uscire Abu Abbas dall’Italia, perché Spadolini è filoamericano e la CIA, alla fine, potrebbe averla vinta. Si può solo batterla sul tempo. Alle 18.30 il 737 decolla di nuovo e atterra a Fiumicino, dove Abbas viene travestito e sistemato su un aereo di linea yugoslavo, che decolla subito per Belgrado. Quando Rabb va da Andreotti per assicurarsi che Abbas non esca dall’aeroporto di Roma, Andreotti sorride e allarga le mani.

La crisi di Sigonella finisce qui.

Gli americani si arrabbiano molto. Ledeen propone di ritirare l’ambasciatore USA dall’Italia. Poi, a bocce ferme, Reagan scrive una lettera personale a Craxi, in cui lo chiama per nome e gli chiede di fare pace: “A dispetto delle divergenze, l’amicizia tra i nostri Paesi e l’impegno comune nella lotta al terrorismo non sono in discussione”. Dopotutto, di questi tempi l’Italia è contesa tra CIA e KGB: tenere il broncio non servirebbe a nulla.

Abu Abbas viene catturato nell’aprile del 2003 da un’incursione dei SEALs in Iraq. Viveva da esule in una villa di Baghdad, protetto da Saddam Hussein. Muore il 9 marzo 2004 in carcere, ufficialmente per un attacco cardiaco.

Epilogo
Khalid Husayn (conosciuto anche come Khaled Abdul Rahim), il dirottatore sceso prima che le cose si complichino, viene arrestato dalla polizia greca nel 1991, in una casa piena di dinamite. Estradato in Italia, nel 2003 si dichiara pentito. Muore in carcere a Benevento, a 73 anni.


Stava scrivendo un memorandum della sua vita con un’assistente volontaria di Firenze e il suo legale.

Majed Youssef Al-Molky sconta 23 anni di carcere. Nel 2004 sposa un’italiana, poi viene espulso in Siria. Si dice “certo che lo uccideranno”. Nove giorni dopo il suo arrivo a Damasco, scompare nel nulla. Era l’assassino materiale di Klinghoffer.

Bassam Al-Ashker, all’epoca 17enne, viene scarcerato e messo in stato di semilibertà il 28 febbraio 1990. Scappa nel 1992 per raggiungere Abbas. Entra in Al-Fatah e nel 2006, nel campo Nahr El-Bared, addestra le reclute su “come si uccidono gli ebrei e tutti i loro amici”. In un’intervista telefonica del 2012 a France express, dichiara di essere un guerrigliero dell’Isis e di avere combattuto a Falluja e a Ramadi.

Ibrahim Fatayer oggi è in Palestina, ma nessuno sa come ci sia arrivato.

Hamed Maruf Al-Assadi, dopo aver scontato la condanna, si sarebbe pentito e vivrebbe in Italia sotto copertura, mentre collabora coi magistrati.

La nave Achille Lauro, a seguito dell’ennesimo incendio a bordo, cola a picco a 95 miglia dalla costa somala il 2 dicembre 1994.

Questo articolo è stato pubblicato la prima volta il 13/12/17. THE VISION – Nicolò Zuliani

Denuncia Querela per le violenze subite dai pacifici manifestanti a Roma il 9/10/2021 in Piazza del Popolo , che nulla avevano a che spartire con i fatti della CGL. FPS Fatti non Parole.

In data Odierna la nostra associazione ha sporto Denuncia Querela redatta dal responsabile Legale Avv. Francesco Cinquemani, per le violenze subite dai pacifici manifestanti a Roma il 9/10/2021 in Piazza del Popolo , che nulla avevano a che spartire con i fatti della CGL.FPS Fatti non Parole.

Non curare chi non si vaccina, Perchè? se garantiamo le cure chi si autolesiona?

Ieri durante un incontro con ex colleghi, uno ha detto: farei pagare le spese di covid a chi non si vaccina, e non fa green pass, perchè non rispetta le regole: Sono esploso, La mia risposta e stata abbastanza lunga e a toni non certo gentili.1-sei pensionato e lavori in nero (non rispetti le regole)2- hai diabete mellito (dovuto alimentazione sbagliata) perchè devo pagarti le cure3- fumi ti viene tumore ai polmoni perchè devo pagarti le cure , ce scritto sui pacchetti che fa male e porta il cancro4- Bevi alcolici, ti viene la cirrosi perchè ti devo pagare le cure5-hai colesterolo alto perchè mangi schifezze , e ti viene infarto o ictus perchè ti devo pagare le cure6- fai un incidente in macchina perche andavi oltre il limite o avevi bevuto , percheè ti devo pagare le cure.7- ti droghi con droghe pesanti perche ti devo pagare le cure8- hai fatto sesso senza precauzioni e hai preso HIV perchè ti devo pagare le cure.Io sono tollerante con tutti , non nego le cure a nessuno anche a chi ha scelto di drogarsi, o Vaccinarsi e a avuto reazioni avverse, ma non tollero che si dica che non dai le cure a un non vaccinato , dopo che ha pagato la sanita (magari non avendone mai avuto bisogno )per 40 anni.Altra Caz… ta detta, ma se vai in kenia ti devi vaccinare contro febbre gialla/rossa Andare in Kenia e una mia scelta , pertanto me ne assumo i rischi nessuno me lo impone.Come chi si vaccina in Italia si assume i suoi rischi e una libera scelta ad oggi.Ma far passare un Green pass che di fatto ti costringe a Vaccinarti se vuoi lavorare come soluzione sanitaria quando ormai lo sanno anche le pietre che tra vaccinato e non vaccinato con la variante delta non cambia nulla ci si infetta nello stesso modo e se sfortunati o per meglio dire non curati si finisce in ospedale e purtroppo un minima percentuale Muore, ora che anche sulle tv nazionali e comparso chi ha detto che le terapie intensive non è vero che sono solo non vaccinati , ma come e logico che sia se ormai quasi il 90 % delle persone è vaccinato la maggioranza della popolazione e Vaccinato e un dato di fatto i numeri non mentono (come evidenziato sui siti istituzionali di nazioni completamente vaccinate e o quasi , Israele e Inghilterra) che siano di più i vaccinati in Terapia intensiva che non vaccinati e matematica .

Basta rompere i Cogli….ni con ste cazzate che vi frullano per la testa, Stiamo approvando una legge che ci da diritto di scegliere di farci uccidere se non vogliamo le cure, ma no il Vaccino e il sacro elisir, ed è ormai dimostrato la sua efficacia :ma ignoranza regna sovrana, mi si dice che quest’anno stiamo meglio con i vaccini, dal sito dell’istat (non un a mia invenzione) i numeri parlano chiaro abbiamo il triplo die casi, il triplo dei morti e il triplo dei ricoverati.

Direi che e il caso di pensare a una cura funzionante (ce ne sono molte ma chissà per quale interesse non vengono usate , e io sono caso vivente che le cure se fatte subito si guarisce (variante delta certificata da AST) , soggetto a rischio, Diabete ecc ecc)Rispettate il diritto di scelta visto che non compromette in nessun modo la vostra liberta o salute essendo tutti sullo stesso piano a livello infettivo, Vaccinati e non.

Certe derive di chi sta legiferando con uno stato di emergenza, oggi green pass , domani il colore degli occhi, altezza, colore die capelli. Abbiamo combattuto battaglie sociali non indifferenti negli ultimi 50 anni , spazzate via dagli ultimi 10 anni di Governi. Se siete ancora in grado di ragionare da soli con vostro cervello fatevi qualche domanda e trovate da soli le risposte.Chiedo Rispetto , come io do rispetto a tutti, che la pensino come me oppure no.

Buon Fine settimana.
Dalmasso Carlo

Rete 4 Programma Fuori dal coro, le verità che sino ad oggi erano state nascoste dalle Tv puntata del 07-09-2021 di Mario Giordano

le verità che sino ad oggi erano state nascoste dalle Tv

Sino a ieri 07/09/2021 sulle tv Nazionali, chi parlava di quanto e stato detto ieri sera, nella trasmissione FUORI DAL CORO di Mario Giordano erano solo i “no Vax” almeno cosi sono etichettati, Terroristi, invasati, e non come realmente sono , persone che si fanno delle domande e nutrono dei dubbi (che io definisco i “NUOVI REALISTI” ). Ieri sera nella trasmissione sono stati esposti e documentati gli stessi argomenti che ” dubbiosi lamentano da quasi un anno” e ora essendo passato in un a TV pubblica, va bene. Mario Giordano con Coraggio ha fatto vedere questa realtà, che tutti nascondono , perchè la nascondono, e cosi evidente, smettiamola di accusare i dubbiosi, i fatti parlano da soli, e ora che le verità vengano a galla e anche chi è stato preso in giro e ha attaccato insultando i dubbiosi, probabilmente si renderà conto della incongruenza della narrazione dei Tg e delle tv sino a ieri.

Video
https://peertube.it/w/g9RCRfmD7avxW6oUswUXCr?s=1

Decreto legge 111 sulla scuola , nessuno può impedire agli studenti universitari di entrare

DL del 06/08/2021

Un attento esame del DECRETO-LEGGE 6 agosto 2021 , n. 111, con Legale che collabora con FPS Avvocato Francesco Cinquemani , è emerso quanto sotto indicato :
ART. 1
1. Nell’anno scolastico 2021-2022, al fine di assicurare il valore della scuola come comunità e di tutelare la sfera sociale e psico-affettiva della popolazione scolastica, sull’intero territorio nazionale, i servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e l’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado sono svolti in presenza. Le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza.
2. Per consentire lo svolgimento in presenza dei servizi e delle attività di cui al comma 1 e per prevenire la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2, fino al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza, sono adottate, in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione, e nelle università, le seguenti misure minime di sicurezza:
a) è fatto obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, fatta eccezione per i bambini di età inferiore ai sei anni, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso dei predetti dispositivi e per lo svolgimento delle attività sportive;
b) è raccomandato il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro salvo che le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano;
c) è fatto divieto di accedere o permanere nei locali scolastici e universitari ai soggetti con sintomatologia respiratoria o temperatura corporea superiore a 37,5°.
“ART. 9-ter
(Impiego delle certificazioni verdi COVID-19 in ambito scolastico e universitario)
1. Dal 1° settembre 2021 e fino al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza, al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione in presenza del servizio essenziale di istruzione, tutto il personale scolastico del sistema nazionale di istruzione e universitario, nonché gli studenti universitari, devono possedere e sono tenuti a esibire la certificazione verde COVID-19 di cui all’articolo 9, comma2.
2. Il mancato rispetto delle disposizioni di cui al comma 1 da parte del personale scolastico e di quello universitario è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato.

IL DECRETO DICE TESTUALMENTE E’ VIETOTO INGRESSO SE HAI LA TEMPERATURA SUPERIORE 37.5 UNICA CONDIZIONE.
SE NON HAI GREEN PASS NON VERRA RILEVATA LA PRESENZA AI FINI STIPENDIO. NON DICE CHE CHI NON E’ IN POSSESSO DI GREEN PASS NON PUO’ ENTRARE, MA CHE NON VERRA RILEVATA LA PRESENZA. LA LEGGE E CHIARA

In Italia La Psicosi, Estero per fortuna usano la testa

Le immagini in un video di Oggi 01/09/2021 girate all’estero dove nonostante esista Malattia come in Italia, non hanno creato clima di terrore e odio. Le immagini parlano da sole .

Fonte https://sharktube.info/video/2337/importantissimo-non-vogliono-farti-vedere-la-realta?channelName=AbbondanzaNews

PAREZO E BASSETTI , su la 7, danno dei terroristi a persone pacifiche protestano a termini di legge per la propria idea.

Fomentatori di Odio , Vergogna

PAREZO E BASSETTI,

Queste sono le persone che discriminano e creano Odio, Vergognatevi, prima offendete e insultate sulle Tv pubbliche, e poi vi meravigliate che le persone vi rispondano a tono, siete a vergogna dell’Italia, e il conduttore dovrebbe essere impedito di andare in TV a fare certe dichiarazioni. Credo che la cosa finirà in Tribunale .
Dare dei Terroristi a persone che manifestano nel rispetto delle Leggi pacificamente la propria idea.
Andate a Kabul, o in Iraq, e allora capirete cosa vuol dire terrorismo, emeriti Ignoranti , conduttore e intervistato.
Emittente LA 7 complice che permette una cosa del genere, ma la magistratura e la Polizia postale, queste cose non le vede? Strano , perchè un signore per aver detto in Fb che i Vaccini non erano validi e stato denunciato, e questi per la diffamazione a migliaia di persone ? possono continuare imperterriti ad offendere ed umiliare, Basta ora siamo stufi di essere bersaglio di questi “ignoranti” si perchè ignorano anche il solo termine della parola Terrorista .

COSA FARE SE SCOPPIA IL CAOS


Rovine di Sarajevo durante l’assedio

tratta dalle memorie di un sopravvissuto alla guerra in Bosnia.

Buona lettura

COSA FARE SE SCOPPIA IL CAOS

LE MEMORIE DI UN SOPRAVVISSUTO ALLA GUERRA IN BOSNIA

Io vengo dalla Bosnia. Come sapete dal 1992 al 1995  c’è stato l’inferno. Sono riuscito a sopravvivere un anno in una cittadina di 6mila abitanti senza acqua, elettricità, carburante, assistenza medica, pubblica sicurezza, servizi di distribuzione, e ogni tipo di servizio pubblico tradizionale e controllo centralizzato.

La nostra città era stata isolata dall’esercito e per un anno intero la vita si è trasformata in un vero e proprio inferno. Non c’era nessun corpo di polizia, solo gruppi armati. Chi era armato proteggeva la propria famiglia e la propria casa. Quando tutto ebbe inizio, alcuni erano più preparati di altri, ma la maggior parte delle famiglie avevano cibo disponibile solo per pochi giorni. Alcuni avevano delle pistole. Pochi avevano AK47 o fucili da caccia. Dopo uno o due mesi iniziarono ad agire le gang, distruggendo tutto. Massacri, genocidio e pulizia etnica. Gli ospedali, per esempio, si trasformarono in mattatoi.  La polizia non c’era più e il personale dell’ospedale se n’era andato.

Io sono stato fortunato: la mia famiglia a quel tempo era abbastanza larga (15 persone in una casa grande, 6 pistole e 3 AK), e siamo sopravvissuti quasi tutti. Gli americani lanciavano viveri dagli aerei ogni 10 giorni per aiutare le città sottoposte a blocco militare.  Non era mai abbastanza.

Alcuni (molto pochi) avevano il giardino.

Ci vollero tre mesi prima che le persone iniziassero a morire di fame e di freddo.

Noi andavamo a prendere porte e finestre dalle case abbandonate. Strappando via i pavimenti in legno e i mobili pur di avere qualcosa da bruciare per riscaldarci.

Molti morirono di malattia, specialmente per colpa dell’acqua (due nella mia famiglia). Noi bevevamo soprattutto l’acqua piovana, mangiavamo piccioni e topi. Il denaro divenne presto inutile. Si tornò al baratto.  Per un barattolo di Tushonka (carne in scatola) potevi avere una donna (è triste dirlo ma era così). La maggior parte delle donne che si prostituivano erano madri disperate.

Armi, munizioni, candele, accendini, antibiotici, benzina, pile, batterie e cibo: combattevamo per queste cose come animali. In queste situazioni, cambia tutto.  Le persone diventano mostri. Era disgustoso. La forza stava nei numeri, per una persona da sola, l’essere ucciso o rapinato era solo questione di tempo, anche se era armata.

Oggi io e la mia famiglia siamo preparati bene. Sono ben armato e ho fatto esperienza. Non importa quello che può accadere – un terremoto, uno tsunami, una guerra, gli alieni, i terroristi, un collasso economico, disordine civile – La cosa importante è ricordarsi che qualcosa accadrà.

Ecco la mia esperienza. Regola numero uno, non separarsi dalla famiglia. Bisogna prepararsi insieme, anche scegliendosi  amici fidati.

  1. Come muoversi per la città in sicurezza. La città era divisa in comunità lungo le vie. La nostra via era formata da 15-20 case pattugliate costantemente da cinque uomini armati per proteggerci dalle gang e dai nemici. Tutti gli scambi avvenivano nelle strade. A circa cinque chilometri di distanza c’era un’intera strada adibita agli scambi, ma arrivarci era pericoloso a causa dei cecchini. Poteva accadere anche di essere derubati dai banditi. Io ci sono andato solo due volte quando avevo bisogno di medicine, soprattutto antibiotici.Nessuno usava più le automobili in città. Le strade erano bloccate dalle macerie e da altre automobili. La benzina era molto costosa. Se c’era la necessità di andare da qualche parte, bisognava farlo di notte. Mai spostarsi da soli o in gruppi troppo numerosi – sempre 2 o 3 uomini al massimo. Tutti armati, spostarsi rapidamente, nell’ombra, attraversando le strade accanto alle macerie e mai nelle zone aperte.  C’erano molte gang di 15-20 uomini. Alcune anche di 50 uomini, ma c’erano anche molte persone normali come tu ed io, padri o nonni che ammazzavano e rubavano. Non c’erano buoni o cattivi, ma una via di mezzo, sempre pronti al peggio.
  2. E la legna? La città era circondata da boschi, perché bruciavate porte e  mobili?  Non c’erano tanti boschi intorno alla città. Era una bella città, con ristoranti, cinema, scuole, persino un aeroporto. Ogni albero in città e nei parchi venne tagliato nei primi due mesi,  come combustibile per riscaldare e per cucinare. Bruciavamo tutto ciò che bruciasse. Mobili, arredamento, porte, finestre pavimenti. Legna che brucia velocemente. Non c’erano fattorie perché quelle fuori città erano controllate dal nemico. Eravamo circondati. Anche in città non sapevamo mai chi fosse il nemico.
  3. Quale tipo di conoscenza ti è tornata utile in quel periodo? Per avere ben chiara la situazione in quel momento bisogna capire che è stato come tornare all’età della pietra. Per esempio, avevo una bombola di gas da cucina, ma non lo usavo per riscaldamento, era troppo costoso! Ho attaccato alla valvola della bombola un adattatore da me congegnato e con quello ci ricaricavo gli accendini. Gli accendini erano preziosi. Se veniva qualcuno con un accendino vuoto, io glielo ricaricavo e in cambio mi dava una scatoletta di cibo o una candela. Io ero un paramedico. In quelle condizione, le mie conoscenze divennero la mia ricchezza. In quella situazione, l’abilità di riparare le cose vale più dell’oro. Le scorte e gli oggetti finivano, ma la le tue capacità riuscivano a procurarti da mangiare. Vorrei dire questo:  imparate a riaccomodare le cose, le scarpe o le persone. Il mio vicino ad esempio sapeva fare il kerosene per le lampade e non ha mai sofferto la fame.
  4. Se tu avessi 3 mesi per prepararti, adesso che faresti? Me ne andrei da questo paese! (scherzo). Adesso so che qualsiasi cosa può collassare all’improvviso. Ho una bella scorta di cibo, articoli per l’igiene, pile, ..almeno per 6 mesi di autonomia. Abito in una casa sicura ed ho una casa con il bunker a 5 chilometri da qui con altri 6 mesi di scorte pure lì. È in un piccolo villaggio. Anche le altre persone che ci abitano sono ben preparate. La guerra ci ha insegnato. Ho quattro armi da fuoco e 2000 munizioni per ognuna di esse. Ho il giardino e ho imparato a fare l’orto. Mi fido del mio istinto, Quando senti dire che va tutto bene io se che invece ci potrebbe essere un altro collasso ed io ho la forza di proteggere la mia famiglia, perché quando tutto collassa, devi essere pronto a fare cose brutte, per tenere in vita i tuoi figli e i tuoi familiari. Sopravvivere da soli è praticamente impossibile. Anche se sei armato e pronto, se sei solo morirai. L’ho visto accadere molte volte. È molto meglio quando si è in gruppi abbastanza larghi di familiari e amici, tutti preparati e con competenze e abilità in vari campi.
  5. Di cosa è necessario fare scorta? Dipende. Se hai in programma di vivere rubando, ti servono solo armi e munizioni. Tante, tantissime munizioni. Altrimenti cibo in scatola, articoli per l’igiene, pile, accumulatori e piccoli oggetti per gli scambi come coltelli, accendini, tabacco, acciarini, sapone. Anche l’alcol. Quello che si conserva bene. Il whisky economico è ottimo per barattare.  Molte persone morirono per mancanza di igiene. Quello che serve sono piccole cose semplici, ma in grande quantità. I sacchi dell’immondizia, ad esempio; ne occorrono tanti. Anche la carta igienica e piatti e posate di plastica non riutilizzabile. Lo so perché non ne avevamo e per me, una buona scorta di articoli igienici è più importante del cibo. Puoi sempre riuscire a sparare a un piccione o trovare qualche pianta commestibile, ma non puoi sparare al disinfettante. Disinfettante, varechina, sapone, guanti di gomma, maschere protettive e kit del pronto soccorso con cui curare le ferite e le bruciature. Puoi anche riuscire a trovare un dottore ma poi non riesci a pagarlo. È meglio saper usare gli antibiotici. Ce ne vogliono un sacco ed è sempre bene farne scorta. Bisogna scegliere armi semplici. Io porto con me una Glock.45, mi piace, ma è un’arma rara da queste parti e allora ho anche due pistole TT (il tipo più usato di pistola per cui anche le munizioni sono facili da reperire). Non mi piacciono i Kalashnikov, ma vale lo stesso ragionamento: ce l’hanno tutti e allora lo devi avere anche te. È utile avere piccoli oggetti che passino inosservati. Ad esempio: un generatore può essere utile, ma 1000 accendini Bic sono meglio. Un generatore fa rumore e attira l’attenzione, ma 1000 accendini sono piccoli, compatti e possono essere facilmente barattati. Noi raccoglievamo l’acqua piovana in 4 grossi barili e poi la facevamo bollire. C’era anche il fiume, ma l’acqua divenne sporca quasi subito.  Per questo è indispensabile avere contenitori per l’acqua, taniche, bidoni e secchi.
  6. Oro e argento erano importanti? Si. Personalmente ho scambiato tutto l’oro che avevamo per ottenere delle munizioni. A volte riuscivamo a mettere le mani su soldi come dollari o marchi tedeschi. Potevamo usarli per comprarci qualcosa ma erano rari e il corrispettivo era astronomico, ad esempio, una scatoletta di fagioli costava 30-40$. La valuta locale invece, perse subito tutto il valore. Tutto ciò che ci serviva lo ottenevamo attraverso il baratto.
  7. Il sale era caro? Si. Ma il caffè e le sigarette molto di più. Io avevo molto alcol, così barattavo senza problemi.  Il consumo di alcol crebbe vertiginosamente. Oltre 10 volte rispetto al tempo di pace. Forse oggi sarebbe più utile fare scorta di sigarette, accendini, pile. Prendono meno spazio, ma io a quei tempi non ero un survivalist. Non ci fu tempo per prepararsi.  Fino a pochi giorni prima che iniziasse lo sfacelo, i politici continuavano a ripeterci in TV che era tutto apposto e che non c’era motivo di preoccuparsi.  Quando c’è caduto il cielo sulla testa abbiamo portato via quello che siamo riusciti a prendere.
  8. Era difficile comprare le armi da fuoco? La polizia aveva confiscato molte armi prima della guerra, ma noi le avevamo nascoste. Adesso ho un’arma registrata legalmente. Secondo la legge ciò si definisce detenzione temporanea.  In caso di disordine pubblico, il governo confisca tutte le armi registrate, è bene ricordarselo. Ci sono persone che hanno armi detenute legalmente, ma anche altre armi possedute in modo anonimo in caso che quelle legali vengano confiscate. Chi ha dei beni facilmente scambiabili può riuscire ad ottenere un’arma anche in situazioni difficili, ma ricordate: il momento peggiore sono i primi giorni e lì non c’è tempo di cercare un’arma per proteggere la propria famiglia. È una pessima idea farsi trovare disarmati durante il caos e il panico.  Nel mio caso, c’era un uomo che aveva bisogno di una batteria per auto per alimentare la sua radio e gliene procurai una in cambio di due fucili da caccia. A volte ho scambiato munizioni per del cibo. Mai fare gli scambi a casa e mai per grossi volumi. Erano pochissimi quelli che sapevano cosa c’era a casa mia. La cosa importante è di immagazzinare più cose possibile in base allo spazio disponibile. Col tempo si capisce cosa ha più valore. Anzi, mi correggo, al primo posto della lista ci sono le armi e munizioni, e poi, forse al secondo posto, maschere e filtri antigas.
  9. E per la sicurezza? La nostra strategia di difesa era molto semplice. Ripeto, non eravamo preparati e abbiamo usato ciò che potevamo usare. Le finestre erano fracassate e i tetti danneggiati dopo i bombardamenti. Abbiamo sbarrato le finestre con sacchi di sabbia e con le pietre. Il cancello l’ho bloccato con macerie e immondizia e usavo una scala per scavalcare il muro di casa.  Quando tornavo a casa, qualcuno da dentro mi passava la scala. C’era un tizio nella nostra strada che si era completamente barricato in casa. Aveva fatto un buco nel muro nella casa abbandonata del vicino e lo usava per entrare in casa sua. Una sorta di passaggio segreto. Sembrerà strano, ma le case più protette furono le prime ad essere distrutte e saccheggiate. Nella zona dove abitavo io, c’erano delle belle ville con muri di cinta, cani, allarmi e sbarre alle finestre. Sono state le prime ad essere attaccate. Alcune hanno retto,  altre no. Dipendeva da quante mani e armi c’erano dentro a difenderle. Penso che la difesa sia molto importante, ma bisogna farlo in modo discreto. Se siete in una città e scoppia il caos, occorre un posto semplice che non dia nell’occhio con molte armi e munizioni. Quante munizioni? Il più possibile. Fate in modo che la vostra casa sia il meno attraente possibile. Adesso ho una porta blindata, ma quella serve soltanto a contenere la prima ondata di caos.  Se dovesse accadere di nuovo, adesso, passata la prima ondata, lascerei la città per unirmi ad un gruppo allargato di familiari e amici. Si sono verificate delle situazioni, durante la guerra, ..non c’è bisogno di entrare nei dettagli, ma noi avevamo sempre una superiorità di fuoco e un muro di mattoni davanti a casa. Inoltre, c’era sempre qualcuno che guardava per strada. La qualità di come ci si organizza è fondamentale contro gli attacchi delle gang armate. In città si sparava continuamente. Il nostro perimetro era difeso in modo primitivo – tutte le uscite barricate dalle quali si aprivano feritoie per sparare. All’interno c’erano sempre almeno cinque membri della famiglia ponti ad aprire in fuoco in ogni momento e uno di noi stava fuori a controllare, nascosto in un rifugio. Durante il giorno stavamo sempre dentro per evitare i colpi dei cecchini. I più deboli sono i primi a morire. Chi sopravvive, combatte. Durante il giorno le strade erano vuote per paura dei cecchini.  La difesa era orientata verso il combattimento a breve raggio. Molti morirono uscendo di casa alla ricerca di informazioni. Ecco, è importante ricordare che eravamo completamente isolati senza né radio né TV – solo cose per sentito dire e nient’altro. Non c’era un esercito organizzato, ognuno combatteva per se stesso Non c’era alternativa. Tutti erano armati e pronti a difendersi. Mai indossare accessori di qualità quando bisogna andare in città. Ti ammazzano per prenderteli.  Se il caos scoppiasse domani, mi vestirei in modo anonimo per mescolarmi con gli altri e manterrei un atteggiamento umile e piagnucoloso. Non mi metterei abbigliamento tattico da guerriglia per segnalare le mie intenzioni belligeranti, gridando frasi tipo “ siete spacciati”! . No, …me ne starei in disparte, ben armato e preparato, ..osservando e calcolando bene le mie possibilità e la mia strategia insieme ai miei amici e fratelli.  Super difesa e super mega armi non hanno senso. Se qualcuno vede che hai cose preziose e utili e decide di rubartele, lo farà. È soltanto questione di tempo e di quante mani e armi si uniscono nell’intento.
  10. Come facevate ad andare in bagno? Abbiamo usato delle pale e un pezzo di terra vicino alla casa. Pensate che sia una cosa sudicia? Si, lo era. Ci lavavamo con l’acqua piovana o nel fiume, ma nel fiume era diventato troppo pericoloso. Non avevamo carta igienica e se ne avessimo avuta l’avremmo comunque barattata.  Era sempre un grande schifo. Posso darti un consiglio? Per prima cosa ti servono armi e munizioni, poi tutto il resto. E dico TUTTO ! Dipende sempre da quanto spazio e quanti soldi hai. Se ti dimentichi di far scorta di qualcosa puoi sempre ottenerlo scambiandolo con qualcuno, ma se non hai armi e munizioni non puoi aver accesso alle zone di baratto. E non pensare che le famiglie numerose siano bocche extra da sfamare. Una famiglia numerosa vuol dire più armi e più forza. Partendo da qui ognuno si prepara come può.
  11. Come venivano trattati i malati e i feriti? La maggior parte delle ferite erano ferite da arma da fuoco. Senza uno specialista e senza equipaggiamento medicale, anche se un ferito riusciva a trovare un medico aveva circa il 30% di probabilità di sopravvivere. Non è come nei film. La gente moriva. Molti morivano per infezioni da ferite superficiali. È una morte orrenda. Io avevo antibiotici a largo spettro – solo per la mia famiglia, naturalmente. Abbastanza  spesso accadeva di morire per cause stupide. Una semplice diarrea ti ammazza in pochi giorni senza medicine adeguate e con poca acqua potabile a disposizione per reidratarsi. C’erano molti casi di malattie della pelle e di intossicazione alimentare. Molti usavano piante locali e alcol. Rimedi di breve durata ma totalmente inefficaci nel lungo periodo. L’igiene era molto importante così come avere abbastanza medicine, specialmente antibiotici.

Queste memorie sono state raccolte perché  non si sa mai cosa può succedere, e come e successo in Bosnia all’improvviso , potrebbe capitare dappertutto,  anche nel nostro mondo occidentale, che tutti crediamo cosi sicuro, e perchè il racconto è comunque interessante da leggere.
Fonte originale del racconto https://www.databaseitalia.it/.